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Morte di un maestro del te' - interpretazione cabalistica
La vicenda si svolge in Giappone tra il 1589 e il 1621, si parla di guerre civili all'interno del paese prima e di un tentativo di espansione in Corea dopo. I ricordi di Honkaku, il discepolo del Maestro del the Rikyu, sono la traccia su cui e' costruito il film; ma l'interrogativo centrale e' perche' il Maestro Rikyu si uccise e perche' cadde in disgrazia presso il suo Signore Hideyoshi. La storia ci da' uno scorcio di vita e di costumi giapponesi dell'epoca, in relazione ai rapporti tra potere religioso e potere politico, da sempre e dovunque in lott a tra di loro per mantenere la propria supremazia. Ma nella storia c'e anche il dramma di Urakusai, egli e' Signore [probabilmente di un feudo], ma e' anche Maestro del the: in lui i due poteri si uniscono e per lui il dilemma vitale e' questo: siccome tutti i grandi Maestri [Toyo, Soki, Oribe, Rikyu] si sono uccisi..."e' dunque necessario darsi la Morte per conoscere la Verita' della Cerimonia del the"? E sara' lui in realta' a raggiungere nel film il Nirvana, il Paradiso dei Guerrieri, uccidendosi ritualmente non nel fisico, ma nel sottile, nel mondo astrale, quello del sogno, con l'aiuto di Honkaku, che ha il potere di "vedere" in quel mondo.Honkaku rappresenta il discepolo perfetto, sempre in contatto col suo Maestro, ma e' anche l'innovatore dell' Arte della Cerimonia del the, in quanto con la morte di Urakusai finisce un'epoca, quella del Sentiero solitario e difficile legato al periodo delle guerre civili, con Honkaku ne inzia un'altra, legata ai nuovi tempi.Notiamo che in questo film manca completamente l'elemento femminile, ma forse la "ricettivita'" e' espressa da tutta la personalita' dello stesso Honkaku. La sua risposta ai vari interlocutori e' sempre "si'", un si' di adesione, di collaborazione, di sottomissione attiva e amorevole. stiamo entrando cosi' nell'assegnazione dei ruoli, ovvero nell'attribuzione dei personaggi alle varie Sephiroth dell'Albero Cabalistico. Certo, la prima cosa e' individuare Chi "compie" il Viaggio, cioe' la scalata dell'Albero : ci sembra che Honkaku e Urakuinsieme formino il nucleo-protagonista dell'iter; entrambi da uno stato di indecisione, confusione, smarrimento, attraverso la conoscenza dei "fatti" e la loro comprensione, arriveranno l'uno [Honkaku] alla pace e all'equilibrio necessari a continuare la sua missione sulla terra, l'altro [Uraku] alla tanto desiderata Verita' insita nella Cerimonia del the.Ora, che cosa e' la Cerimonia del the? E' il raggiungimento di una perfezione assoluta nell'azione del "servire" il the; e' l'espressione di una totale armonia formale e sostanziale verso tutti gli uomini; e' un'Arte che racchiude in se' il Principio della piu' alta Liberta' che si oppone al male in tutte le sue forme, fin a darsi la morte se necessario e questa Morte viene allora ad assere omologata alla Vita, comemassima espressione di Integrita' e Purita' Spirituale.Poniamo dunque Uraku in Malkuth, quale personalita' alla ricerca della Verita'; Honkaku in Yesod, per la sua qualita' di monaco veggente; i tre abati del tempio di Daytoku Ioquo, Shinoko e Kokei, rispettivamente in Hod, Netzach e Thiphereth, perche' nei loro dialoghi si possono trovare riferimenti ai centri relativi a queste Sephiroth. Poniamo inoltre Soki in Geburah e Oribe in Chesed, ovviamente Rikyu sara' in Daath.Sono questi tre personaggi, Rikyu, Oribe e Soki che in un particolare incontro, in una particolare Cerimonia del the , si sono scambiati la "promessa di Morte": nessun compromesso col il "male" nessuna debolezza verso l'Avversario.E l'Avversario non puo' che essere il Signore Hideyoshi, il tiranno, il signore del mondo, a cui abbiamo attribuito il Briah negativo, servito dal suo mercante di utensili per il the, Daytoku, Yetzirah negativo, maldicente e caluniatore..".La Parola Nulla, nello scritto, non ci guida al nulla. con la parola morte sparisce ogni cosa!Non e' Nulla che annienta .. e' la morte [dell'Onore] che annienta!Con la Perfezione della cerimonia del the si collassa nello 0 Kether. Con la Perfezione dello Harakiri si Muore nel Nulla Kether. Grazie. F.V
Morte di un maestro del te' - interpretazione esoterica
"La prima tra le cose che sono necessarie è la convinzione assoluta che quella che viene chiamata morte non riguarda affatto voi, ma soltanto quello che è nato.... La nostra vera natura non è la personalità: noi siamo il principio stesso della realtà" (N. Maharaj)
Abbiamo cominciato con questa citazione per sgombrare subito il campo da eventuali equivoci: i quattro harakiri cui assisteremo non sono suicidi, perchè le persone che con essi si sono data la morte sono maestri realizzati. Ma veniamo al film, quello che noi riteniamo un capolavoro di buddismo zen. Spesso, dei grandi maestri, sacrificando il loro corpo, cercano di "passare" lo Zen nel modo più eclatante possibile. E' il caso di Rikyu, Soky e Oribe, i quali nel corso di una lunga cerimonia del té stabiliscono di darsi morte cerimoniale: "la parola nulla non ci guida al nulla, con la morte sparisce ogni cosa: non è nulla che annienta, è la morte." Vale a dire: stare qui a filosofeggiare sulla parola vuoto non porta alla illuminazione, allo stato di Vuoto Assoluto; solo la parola morte annienta ogni residua traccia di dualità, di ego, di personalità. Ora, nella nostra vicenda, Hideyoshi rappresenta la mente egoica, incapace di porre dei limiti a se stessa, mentre Rikyu, Soki e Oribe rappresentano lo spirito che, con dosi da cavallo e spettacolarità vuole richiamare l'attenzione del mentale per farlo annegare nell'assoluta quiete dello Zen. Questo spirito è l'indiscusso protagonista della vicenda, esso è l'essenza della cerimonia del té. Ma nonostante Hideyoshi (la mente) al suo cospetto deve presentarsi disarmato (sua eccellenza è costretta a posare la spada tutte le volte che assiste alle cerimonie di Rikyu), quando posa l'arma lo fa a malincuore, creando perciò un filo sottile che la lega a sé (la mente non può dunque arrendersi). Ecco perchè il signore assisteva alla cerimonia, beveva il té, ma non riusciva a...digerirlo. L'Hagakure, il codice segreto dei samurai, dice che "la parola saggio è formata da due ideogrammi che significano "conoscere" e "difetto"- Hideyoshi non conosce i propri difetti, non é dunque una persona saggia (la mente non conosce i propri limiti, la propria inconsistenza, il proprio sogno). Honkakubo racconta al signore Urakusai morente i segreti della morte di Rikyu: "il maestro disse al suo signore "troppi privilegi ho avuto da sua signoria, con l'ultimo mi ha concesso la morte". Continuando con il nostro parallelo diciamo subito che quando la mente rifiuta lo spirito, questi è costretto a mettersi da parte, ad una sorta di "suicidio" per liberarsi dal peso dell'ego tiranno, e con questo giustifichiamo le parole di Rikyu "sua eccellenza improvvisamente ha sfoderato la spada, e non mi rimane altra scelta che sfoderare la mia". Ora, in questi casi limite, la mente vorrebbe sottomettere lo spirito perchè tutto torni come prima: se il maestro del té si sottomette a Hideyoshi e gli chiede la grazia tutto ritorna come prima, ma Rikyu gli dice che la cosa è impossibile, perchè diecine di invitati si sono già mossi per assistere all'ultima sua cerimonia (persone vive e morte accomunate tutte da una cosa: hanno subito sorprusi da Hideyoshi e che il maestro col sacrificio del suo corpo in tende quasi riscattare). Questo, a nostro parere è il punto più freddo e deserto del film e della sua poesia (per dirla con le parole di Rikyu: "il punto più elevato della poesia è freddo e deserto"). La vicenda ha termine con il virtuale harakiri di Urakusai, che avendo compreso infine gli insegnamenti dei suoi predecessori, è morto un po' prima di morire scegliendo la Vita, lo Zen. Terminiamo il nostro commento con un passo dell'Hagakure: "il vero fine della cerimonia del té è quello di purificare i sei sensi: la vista, con la contemplazione del vaso di fiori e il dipinto del paesaggio; l'odorato, con il profumo dell'incenso; l'udito, con il mormorio dell'acqua che bolle; il gusto, con il sapore del té; il tatto, con la posizione corretta del corpo. Quando i sensi sono stati purificati in questo modo, anche il cuore diventa puro." N.
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http://www.home.zonnet.nl/jim2873/tb/siren.ram
Long afloat on shipless oceans
I did all my best to smile
'Til your singing eyes and fingers
Drew me loving to your isle
And you sang, 'Sail to me, sail to me, let me enfold you.
Here I am, here I am, waiting to hold you.'
Did I dream, you dreamt about me?
Were you hare when I was fox?
Now my foolish boat is leaning
Broken lovelorn on your rocks
For you sing, 'Touch me not, touch me not, come back tomorrow:
O my heart, O my heart shies from the sorrow.'
Well, I'm as puzzled as the newborn child
I'm as riddled as the tide:
Should I stand amid the breakers?
Or should I lie with death my bride?
Hear me sing, 'Swim to me, swim to me, let me enfold you:
Here I am, here I am waiting to hold you.'
Tim Buckley : "Song to the Siren"
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in giro ci sono molte canzoni appena sussurrate
ma soprattutto ho una gran voglia di film
lo vorrei come "L'attesa, l'oblio" di Maurice Blanchot
e un po' anche come certe pagine di "Primavera incendiata" di Giuseppe Conte
lo lessi insieme a quello di Blanchot
forse affini e cmq io li associo
almeno per una specie di esistenzialismo estremo
film si fa per dire perché sarebbero soprattutto musiche, qualche dialogo o monologo, poche immagini
un film con molti neri
a volte potrebbe essere solamente audio, a volte audiovideo o audiofoto
ci sto veramente pensando
potrei chiedere una sceneggiatura a Conte direttamente o assemblarla io
vorrei che mi restituisse quella parte di me assolutamente inutile ma che tanto importante poi in fondo si è rivelata
sarebbero soprattutto pensieri di un uomo-io ramingante che fa incontri
e quindi mi ci vuole un attore almeno e qche altro anche
e se ci metto una donna magari potrebbe somigliare a Violante Placido
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la poesia è tornata molto al centro dei miei interessi in questi ultimi mesi
le mie scelte vanno verso l'oriente jap
ma anche verso anni 50/60, beat e esistenzialismo, Kerouac e Dylan Thomas
certo la mia tenuta di lettura è scarsissima
si può parlare più che altro di profumo di poesia
la mia passione pare essere il cinema o meglio il cinemamusica
ascolto incantato i film mentre li guardo
e continua a girarmi nella testa l'idea di un cinemamusica, di un radiofilm da Blanchot
l'intro all'edizione che ho io de "L'attesa, l'oblio" di Blanchot è di Milo De Angelis
e dice cose piuttosto toccanti
si gira intorno - e ci giro intorno anch'io - alle sirene
lui va decisamente più sul tragico
io giro intorno a un'ipotesi più amichevole - o filtrato, incantato/disincantato - del canto delle sirene
insomma anche l'amore un po' infelice sembra essere cmq benevolo e terapeutico
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Grace - Nicole Kidman - inseguita da alcuni non bene identificati gangsters - ripara nel villaggio di Dogville
viene dapprima accolta amorevolmente e protetta, grazie soprattutto all'azione di Thomas Edison jr, una sorta di filosofo del villaggio, e si innamora di lui
poi viene trattata sempre peggio, umiliata e violentata
decide di fuggire, ma non ce la fa
capisce che Thomas è in fondo il peggiore di tutti e anche il più vigliacco, tanto
è vero che è lui che la riconsegna ai gangsters
il capo dei gangsters però è il padre di Grace e lei scappava da lui solo perché non ne condivideva le opinioni, soprattutto nei confronti degli uomini che lui giudica assolutamente esseri inferiori e lei difende
Grace tentenna un po', ma poi decide di vendicarsi
i gangsters uccidono tutti, distruggono Dogville e lei uccide Thomas
Grace è Gesù e suo padre è Dio
Dio le/gli rimproverava la testardaggine di volere considerare buoni gli uomini
Dogville è il mondo che non vale la pena di salvare
si salva solo il cane, Mosè
il film è teatrale, girato in una specie di loft
le case e le strade di dogville sono segni di gesso sul pavimento
gli attori indossano costumi
i rumori sono reali
le porte che non esistono le sentiamo aprirsi e chiudersi, gli uccellini cantare
la musica barocca accentua il rigore luterano della messa in scena e la severità del messaggio
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fatto pezzo 24 minuti per film che per ora immagino e ogni tanto scrivo
si chiama come il film: "(as riddle as) the tide", (enigmatico come) la marea
verso di "song to the siren" by Tim Buckley
meglio, del suo paroliere scadente
un omaggio a Maurice Blanchot via Takeshi Kitano, Tim buckley e Scott Herren
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We lying by seasand, watching yellow
And the grave sea, mock who deride
Who follow the red rivers, hollow
Alcove of words out of cicada, shade,
For in this yellow grave of sand and sea
A calling for colour calls with the wind
That's grave and gay as grave and sea
Sleeping on either hand.
The lunar silences, the silent tide
Lapping the still canals, the dry tide-master
Ribbed between desert and water storm,
Should cure our ills of the water
with a one-coloured calm;
The heavenly music over the sand
Sounds with the grains as they hurry
Hiding the golden mountains and mansions
Of the grave, gay, seaside land.
Bound by a sovereign strip, we lie,
Watch yellow, wish for wind to blow away
The strata of the shore and drown red rock;
But wishes breed not, neither
Can we fend off rock arrival,
Lie watching yellow until the golden weather
Breaks, O my heart's blood, like a heart and hill.
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è un paio d'anni che c'ho sta fissa del cinemamusica
non esattamente la musica per il cinema
ma qualcosa di + integrato
anche se non mi dispiacerebbe fare musica per film
per ora ho fatto esperimenti di audiofilm
li ho chiamati : some perfect curtains
per sottolineare il momento del sipario, sù e giù
e i titoli di testa e coda
musica in primo piano ma c'è ancora l'alone del film
ora mi gira per la capa un vero e proprio film
anche se sarà piuttosto anomalo
dialoghi tratti da "l'attesa, l'oblio" di maurice blanchot
(1 uomo, 1 donna)
una sirena, nel senso del mostro (mostro?) marino
scene in jpeg
e quick time movies
scritto e registrato già buona parte della soundtrack
lars von trier ha molto da insegnare a chi si avvicina al cinema, credo
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continuo a esplorare le possibili combinazioni suono/immagine
incontro delle soddisfazioni
forse troppo personali per condividerle
non so
però mi diverto a accostare suoni miei e altrui a immagini collezionate qui e là
o a immagini che solamente immagino
immaginado film e performance che forse farò o forse no
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ormai temo di avere una cultura da edicola e la cosa mi deprime un po'
non ho tempo e energia per approfondire
e mi limito a sfogliare riviste e dvd o la rete che in fondo poi è una grande edicola
mi faccio guidare dal mio gusto e dalle mie emozioni di cui ancora mi fido
ma non sono sicuro di seguire un percorso di ricerca di cui si senta il bisogno
mi limito a assecondarmi e a seguire la mia personale marea
vedremo
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layton in www.netnewmusic.net
dice di me
Fine italian (Modena) musician; electro-jazz-pop in its heart but modern classical/avant musical and philosophical ideas as its brain.
grazie, fa piacere essere capiti ogni tanto
già a cominciare dal nome hanno (ha) mosso il mio interesse
poi ho ascoltato un paio di samples
in www.arovane.de
e l'interesse si è confermato
ritmi interessanti e sonorità, timbri notevoli
il timbro è forse la caratteristica dei suoni e delle musiche che mi muove di più
ha il potere di incantarmi
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poi tornando a arovane
in tides le maree, altra cosa che mi muove molto
e in questo lavoro nuovo il japan con i suoi suoni, altra cosa che mi muove molto
timbri incantatori, ritmi circolari e armonie modali
After his Pole-ish remix of Various Artists' "No. 8" and his Autechre-indebted debut, Atol Scrap, I was ready for Uwe Zahn (aka Arovane) to express himself rather than pay homage to his IDM heroes. And instead of drawing inspiration from the insides of his iMac or the boom-bip sounds of yesterday's tomorrow, Zahn dug the sea. Yup, a trip to the French coast fired Zahn up to combine ambient undulations of a vaguely Vini Reilly guitar with ebbing and flowing beats. After the harpsichordian trills of "Theme," the title track focuses on the subject of Zahn's meticulous study. And study he has.
These brief tracks need no remixing or extending for club action; they're far from being the background to bong hits. Their encapsulation of the hypnotic motion of water and the uniqueness of each wave marks Arovane out as unquestionably in the same small class of self-assured and talented musicians as Boards of Canada and Jake Mandell.
"Tomorrow Morning" is a windchime melody surrounded by cicada strings and the almost imperceptible hum of moth wings. It gives way to the Bill Frisell-like impressionist guitar lines of "Seaside." "The Storm" begins as another harpsichord etude before torrential rain pours down in the form of pounding-as-John Bonham beats. Zahn returns to tranquility with "Deauville," enhanced by oddly graceful squarks of seagulls gliding overhead.
Zahn has resisted the temptation to describe in glitch minimalism the hydrodymanics of solar and lunar influences on our oceans. And surprisingly, Tides is not an amateur attempt at eco-journalism (Zahn's seashore isn't littered with garbage and melanoma-hungry humans)-- it's an artist's impression of an earthly paradise.
The prominence Zahn gives to the harpsichord through this album exemplifies the deliberate, contemplative unrealism he wishes to communicate; he's taking a sound commonly associated with Baroque parlors and betwixt-minuet trysts, and attempting to reprogram our associations. And while I can't say that I've been wholly won over by this aspect of Tides, I have been-- and continue to be-- astounded by the rare reflective grace of the music. So let the end come. Satan's stormtrooper will destroy me, never less than charmed by the ceaseless undulation of Tides. I can conceive of far worse ways to go.
-Paul Cooper
questo in www.pitchforkmedia.com
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l'America che amo
quella trascendentalista, di Ives o Thoreau
che sembrava di nuovo in circolo negli anni novanta
e quella visionaria westcoastiana, di Grateful Dead o di certa newage,
quella più sincera e profonda
lo spunto può venire da "Angels in America", tv movie
aids, fine anni 80
gli esseri umani che si sentono vicini agli dei o che aspirano a esserlo
un po' indiafaniti, eppure anche vecchi e pesanti, finalmente disposti a volare
la musica di "Angels in America" è di Thomas Newman, il mio preferito, molto americano
a volte sperimentale a volte con il suono della prateria, della natura
a volte fa venire in mente Ives, i "3 places in new england" e "Unanswered Question"
Newman anche scored il film "American Beauty", bel film
bellezza e verità in America, malinconico e angelicato, della bellezza di un'apparizione
"American beauty" è anche il titolo di un disco dei Grateful Dead
contento di aver vissuto gli anni novanta (e un po' dei settanta) nello spirito di questa America che amo
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il video conterrà alcuni dialoghi presi dal testo di Blanchot
e qche immagine marina appunto che però devo ancora realizzare
e poi anche a me queste ultime cose - che sono sempre un po' nell'ambito
perfect curtains, direi, una ulteriore evoluzione - mi convincono
quest'ultimo - "the tide" - poi moltissimo
mi ci specchio chiarissimamente, forse anche perché è l'ultimo o forse perché davvero il risultato coincide in modo quasi totale con l'idea certo mi vengono fuori quasi senza sforzo, e questo mi mette un po' di ansia (durerà?)
credo di avere guadagnato una specie di linguaggio mio che - in presenza di un'idea - molto velocemente si concretizza
questo mi dà sicurezza e disinvoltura, ma anche un po' d'ansia
gusto timbrico anch'io me lo riconosco
ero capace fin da piccolino di immaginare suoni e sinfonie come quadri e colori
e "componevo" o meglio "ricomponevo" semplicemente immaginando accostamenti cromomusicali, timbri e gesti sonori
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su questa cosa del ricomporre voglio anche dire un'altra cosa
mi passa sempre di più per la testa l'idea che quello che si scrive sia altrui
cioè nel senso che si ricompone in te qcosa che c'era già
capisco che non è un concetto molto originale, ma portato avanti può fare giungere anche a delle applicazioni un po' particolari soprattutto nell'ambito della creazione
ho letto qcosa di simile anche detto da Bob Dylan che dice di aver copiato tutto e da qualcun altro che non ricordo
l'autore - e io vivo di musica (e arte varia) d'autore - è allora forse un'utopia o forse addirittura un torto
cmq adesso molta musica altrui mi sembra mia e viceversa
e a volte fatico a definire i confini
ma per es ieri sera ho usato roba non mia ma in un modo talmente mio che alla fine era roba mia
(il possessivo è fuori luogo)
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il tempo x me è quasi solo al negativo
il passato non è passato
il futuro non è da venire
e così non c'è neanche il presente
oppure
il passato è ancora qui
il futuro è già qui
il presente è sempre qui
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e a prop di eternità, oggi pom - complice la lettura de "L'orizzonte dell'eternità" di Paolo Repetto, musicologo, sulla musica "romanticista", ed. melangolo - ho cercato di pensare se c'era un musicista classico romantico al quale adesso mi sentissi almeno un po' vicino, non tanto nei risultati, quanto nello spirito
negli anni settanta ottanta fui vicino a Mahler, poi a Mozart, poi a Schubert che ancora per me sono la triade celeste
nelle cose anni novanta sentivo un po' di sapore simbolista francese, tipo Fauré e/o rinascimentale soprattutto inglese, Dowland, Byrd
ma adesso non riesco a empatizzare con alcuno
ho provato con Chopin
mi sembrava che potesse essere
soprattutto per via del liquidume, della liquidità del suono che un po' mi attrae
ma poi tutto quel virtuosismo salottiero e quelle melodie banali (mi pare) o forse solo troppo sentite
no, non ha funzionato
c'è forse solo Messiaen che mi convince adesso - e da un po' - per quanto piuttosto inarrivabile
o forse dovrei sapere e sentire qcosa dellla musica colta orientale, specie giapp
forse c'è un qualche autore particolare, approfondirò
ma m'è sembrato cmq strano non provare niente o quasi per i colti, classici e romantici
una vertigine del tempo, qui un suo annullamento
ma non nel senso dell'eternità, piuttosto come se la storia non ci fosse + per me
solo un po' di geografia
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Takemitsu Toru, è un altro che mi piace
ha fatto anche colonne sonore, per Kurosawa anche
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e da un paio di mesi guardo i film con lo sguardo del presunto regista
e devo confessare che mi sento piuttosto incapace
soprattutto di pensare in termini di messa in scena e di narrazione
eppure lo voglio fare il film
speriamo che basti accostare parole, immagini, suoni
una specie di suite di video musicali con un narratore
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qui
http://www.hogaku.it/testi/hoshi/
una storia della musica giapp
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l'arte moderna pare non essere x durare
si vede che presume ke il tempo sia agli sgoccioli
oppure ke magari continui ma in una specie di circuito chiuso
o per un tempo che più che altro è spazio
o che magari si sviluppa a spirale o per cerchi concentrici invece che lungo
un asse o una linea
ci sono cose dell'architettura o dell'urbanistica moderna e post che pure non capendoci quasi niente, mi affascinano
anche molta musica moderna soffre di invecchiamento precoce
il passaggio di consegne arriva molto in fretta
più che in un'opera o in un gesto allora forse il valore va cercato nella
somma di opere e gesti
o nelle loro interconnessioni e nello scambio
più che per quello che realmente sono e fanno, per quello che suggeriscono e
suscitano nell'audience o in altri operatori
più che nel concreto dell'oggetto, nell'impalpabile della comunicazione
e forse un po' è sempre stato così
continuo a confidare nell'ecumenismo e nel sincretismo
a pensare che c'è posto per tutto
e a operare per la fusione
ma i tempi suggeriscono altro
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Love, and do what you like
- Saint Augustine
con questa, da un sessantottino dell'utimo impero, saluto
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