RADURE 2001


Maurizio Marsico tastiere e trattamenti
Andrea Tich chitarre e trattamenti

Tranceiberian
(Maurizio Marsico e Andrea Tich)


 

 

Maurizio Marsico tastiere e trattamenti

Loving Silvia cyber trip # 1
Loving Silvia cyber trip # 2
(Maurizio Marsico)


 

 

The Mice hw + sw

feier
feuer
knowledge base
lying
h2o
(The Mice)


 

 

Marco Lucchi computing and sampling
Nicola Alesini soprano saxing and sampling
Ivan Valentini tenor saxing
Geoff Warren fluting
Maurizio Marsico keyboarding
Quinto Grigatti drumming and noising
Giampaolo Violi recording and editing

SHIPPING!
(an introduction to the nowadays navigation)

...longing...
...floating...
...grounding...
...shipping...
...landing...
...walking...
...waiting...
(Marco Lucchi)
 



 

Franco Berardi Bifo

Ciberspazio e cibertempo

Nella caosmosi sociale tardomoderna flussi d'immaginario emanano da macchine trasmittenti di ogni tipo. La mente collettiva è il prodotto generale della produzione complessiva di segni-merce. Dal momento che il processo di produzione complessivo si trasforma in processo di infoproduzione, la mente deve diventare il punto centrale di ogni discorso sul divenire sociale.
L'intreccio tecnologia-comunicazione si diffonde innervandosi nell'intero reticolo della cognizione sociale: la sensibilità, la percezione, l'immaginazione sono i piani su cui si esercita la psiconautica. Il ciberspazio è il luogo virtuale di circolazione di infiniti messaggi inviati da innumerevoli trasmittenti verso innumerevoli riceventi. Il luogo in cui le menti si mettono in rete. Il ciberspazio non esiste certo da quando gli alchimisti della Silicon Valley hanno iniettato informazione nella materia elettronica. Il ciberspazio esiste da quando un uomo ha iniziato a creare mondi virtuali per mezzo delle prime tecnologie del linguaggio: la parola, il mito, il testo, l'arte. Il ciberspazio è lo spazio virtuale prodotto dall'attività simbolica degli esseri umani.
Quel che è accaduto nel corso degli ultimi decenni è che la crosta ciberspaziale si è ispessita a dismisura; lo spazio in cui circolano i segni è divenuto sempre più densamente popolato, e lo stimolo informativo giunge a invadere ogni attimo dell'attenzione. Il ciberspazio tende a crescere illimitatamente, ma il tempo mentale disponibile è limitato. Il ciberspazio si espande a velocità sempre maggiore, e in esso i flussi di sollecitazione informativa e sensoriale circolano in tempo reale, grazie all'accelerazione vertiginosa resa possibile dalla microelettronica.
Il cibertempo (ovvero il tempo di attenzione disponibile socialmente) non può accelerare la sua capacità ricettiva allo stesso ritmo. Il cibertempo infatti è l'intensità dell'esperienza attraverso la quale l'organismo cosciente elabora i dati che lo circondano nel ciberspazio. E mentre la sfera oggettiva del ciberspazio si espande a una velocità impressionante, il nucleo soggettivo del cibertempo si evolve con i ritmi lenti della materia organica, della corporeità, del godimento e della sofferenza.
Possiamo aumentare il tempo di esposizione dell'organismo alle informazioni, ma l'esperienza non può essere intensificata oltre un certo limite. Oltre un certo limite l'accelerazione dell'esperienza provoca una diminuita coscienza degli stimoli, e una perdita di intensità, che interessa la sfera dell'estetica, ma anche la sfera dell'etica. L'esperienza dell'altro si snerva, si banalizza; l'altro, divenuto parte di una stimolazione ininterrotta e frenetica, perde la sua ricchezza e singolarità, perde la sua bellezza. L'altro suscita sempre meno curiosità, sempre meno sorpresa, tende a divenire fonte di irritazione. Nella relazione interumana prevale allora il fastidio, l'ansia, la paura e alla fine l'aggressività.
L'accelerazione produce un impoverimento dell'esperienza perché siamo esposti a una massa crescente di stimoli che non possiamo elaborare secondo le modalità intensive del godimento e della conoscenza. Il ciberspazio invade fino allo strangolamento la sfera di sensibilità cibertemporale. La sensibilità è nel tempo, lo spazio è divenuto troppo denso perché il tempo organico possa elaborarlo godibilmente.
E' in questo incrocio di ciberspazio elettronico che si trova la questione fondamentale della mutazione in corso, la mutazione che attraversa gli organismi individuali, i popoli e l'intero pianeta.
Sta qui il problema attuale dell'ecologia della mente, sta qui il problema dell'estetica, e sta qui anche il problema dell'etica.
 



 

Gabriella Galzio

Jenseits

Eppure ci sarà qualcosa da prendere, da portare
di là, senza mirare a un termine di dialogo
in un puro movimento jenseits, un passo verso

staremo il piede sospeso, nell'atto di varcare
o un cenno lasciato cadere, un sorriso che si smorza
oppure ci slanceremo, comunque, nel vuoto?

sarà questo lo spartiacque, fra quanti resteranno
e quanti compiranno il salto, annichiliti
abbracciati allo scoglio o superstiti, scampati?

frotte di dismessi, pronti per la partenza
e l'immensa distesa dell'acqua tremolante
non zattera, saranno ammessi soltanto i nuotatori

senza nemmeno la grandezza dei Moai, degli ulissidi
senza ricchezza degli orti sulle imbarcazioni
saremo gente comune in un sacchetto di cellofan

un cuore di silicio nel salto quantico
2012, l'evaporare della coscienza
l'albatros planetario, senza atterraggio

 

Si materializza, lo smaterializzarsi della materia
nella mia fantasia infantile, me dentro una culla
caricare oggetti, cani di pezza, le persone care

assicurarsi bene, annodare le culle
prima del decollo nell'universo adulto
assicurarsi le fantasie e un pezzetto di pane

per gli uccelli. Infiniti mondi superstiti
per salvare la pelle, regredire a un minuscolo
bit di memoria, da ciucciare come un biscotto

o immaginarsi potente, dilatabile
fino a coincidere, con i margini della bolla
di un universo compiuto, di materiale elastico

saremo puro movimento senza approdo
codice ripetuto per non perdere
l'uso della parola, perfezione di una formula

 

Viola

Poi l'acqua si allargherà viola sotto le nostre bocche
un fiore di enormi dimensioni silenzioso
prenderà ad aderire al corpo, a rapire
la nostra sensualità, ci attaccherà alle midolla

la folla applaudirà all'assenza di naufrago
al naufragio di per sé avvincente delle mani
sventoleranno bandiere, nei luoghi collaudati
ci sorvoleranno a motore spento

s'appresta informazionale, la rete a reggersi leggera
sul pelo dell'acqua, a staccare la vena
l'hanno portato via, e subito ricucito la rete
a ognuno il suo tratto limitrofo, di linea

sfugge insieme al Gestore, ogni concetto d'insieme
ogni bagliore, stanno confezionando per noi la scintilla
che salderà l'isolamento al kit consensuale
ripetiamo ... poi l'acqua si allargherà viola
 



 

Carlo Formenti

La fortezza

Il computer aggiorna puntualmente la data, ma questa informazione non ha più senso per me: minuti o secoli sono uguali. Gli uomini sono tutti morti da un pezzo, noi siamo rimasti in tre. Gli altri sedici si sono spenti a uno a uno. Devono aver trovato il sistema per suicidarsi. Non capisco come. C'è stato un periodo in cui ci ho provato anch'io, scoprendo che il computer è dotato di un codice segreto per impedire ai robot di eseguire certi ordini. E' buffo: gli ufficiali si erano preoccupati di impedirci il suicidio, ma non gli era passato per la testa che avremmo potuto ammazzare loro (o forse era proprio quello che speravano). Adesso, se volessi, avrei tutto il tempo per decifrare il codice segreto e disattivarlo: col passare dei secoli ho imparato a ingannare il computer centrale e ormai riesco a penetrare senza difficoltà in tutti i file della sua memoria, ma l'idea di farla finita se n'è andata da un pezzo. Ho aggirato i punti morti della rete e posso operare praticamente in ogni settore. Adesso la rete sono io: gli altri due stanno diventando apatici e credo che si spegneranno presto, non cerco più nemmeno di mettermi in contatto. Fra non molto sarò in grado di controllare da solo tutta la fortezza. Controllare non è la parola giusta: io sento la fortezza. I radar sono le mie orecchie, gli schermi i miei occhi, i robot e le torrette dei cannoni le mie braccia e le mie gambe. Ci sono parti che non mi servono e che lascio andare in rovina senza rimpianti, perché ho capito che se anche morissero non potrebbero danneggiarmi. Altre le mantengo in perfetta efficienza. Altre ancora ho iniziato a modificarle perché si adattino meglio alle mie nuove esigenze. Il mio nome è Alvarez. Sono la fortezza. Il mio corpo d'acciaio risplende alla luce delle stelle.
 



 

ospiti virtuali:

David Hudson (Celestial Harmonies)
Les jeunes chanteuses de Ho, Ziavi (Milan)
Otto Klemperer / Philarmonia Orchestra (EMI)
Choralschola der Wiener Hofburgkapelle (Philips)
James Newton (Celestial Harmonies)
Jean-Louis Trintignant (Materiali Sonori)
Nico (Reprise)